A Bologna, poco dopo la partenza si può ammirare la casa di Lucio Dalla, in via d’Azeglio, e fermarsi qualche istante davanti al celebre terrazzo che si affaccia su piazza dei Celestini. Proprio di fronte si trova la Chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini, realizzata, nella sua forma attuale, da Carlo Francesco Dotti e Francesco Tadolini nel Settecento. Al suo interno è conservata la tomba dello scultore Niccolò dell’Arca. Pochi metri più avanti, ci sono poi in vicolo Spirito Santo, la Torre Catalani – una delle 20 torri gentilizie ancora esistenti in città, tipico esempio di casa-torre del XIII secolo – e l’Oratorio dello Spirito Santo con la sua facciata decorata con terracotte del Quattrocento, mentre in via Val d’Aposa è possibile ammirare l’immagine del Volto Santo di Lucca, che testimonia la presenza a Bologna dei lucchesi, portatori dell’arte della seta. Dopo via Val d’Aposa si arriva in via Collegio di Spagna, che prende il nome dal complesso fondato dal cardinale Egidio Albornoz nel 1364 per ospitare gli studenti spagnoli iscritti all’Università.

Piazza Maggiore e la Basilica di San Petronio

 

La Fontana del Nettuno, Palazzo d’Accursio, Palazzo Re Enzo, Palazzo del Podestà, Palazzo dei Banchi, Palazzo dei Notai e ovviamente la Basilica di San Petronio: nel pieno centro di Bologna due piazze – Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno – racchiudono in pochi metri tantissime ricchezze storico-artistiche della città.

Impossibile non notare, nell’omonima piazza, l’imponente Fontana del Nettuno, realizzata in marmo e bronzo dallo scultore fiammingo Giambologna nella seconda metà del Cinquecento; di fianco si ergono Palazzo Re Enzo – risalente al XIII secolo, che prende il nome da re Enzo di Sardegna che proprio lì trascorse oltre 20 anni di prigionia – e Palazzo del Podestà, costruito nello stesso secolo per le funzioni pubbliche. Tra le curiosità che coinvolgono quest’ultimo edificio c’è il Voltone del Podestà. Prima di mettersi in cammino potete provare il cosiddetto gioco del “telefono senza fili” grazie a un particolare effetto sonoro. Basta scegliere uno dei quattro angoli del Voltone e posizionare un amico esattamente all’angolo opposto: parlando da queste due posizioni la voce del nostro interlocutore arriverà forte e chiara.

Dall’altra parte della piazza c’è poi Palazzo d’Accursio, sede del palazzo comunale, mentre in piazza Maggiore svettano, il Palazzo dei Banchi – costruito nel Cinquecento per nascondere il mercato che sorgeva dietro – e il Palazzo dei Notai, antica sede della Società dei Notai. E infine lei, la Basilica di San Petronio. Nacque come tempio civico della città, la chiesa voluta dai bolognesi in onore del loro Patrono, san Petronio, e così è rimasta fino ai giorni nostri. La storia della Basilica di San Petronio comincia nel 1390, quando venne posta la sua prima pietra. In origine doveva essere la più grande del mondo, arrivando a superare anche San Pietro a Roma. Così non fu e tuttora San Petronio ne porta testimonianza attraverso, ad esemipo, la sua facciata, rimasta incompleta. All’interno della Basilica si susseguono ben 22 cappelle (undici per lato); tra queste, la seconda a sinistra custodisce le reliquie di San Petronio, la quarta – la cappella Bolognini – ospita uno splendido ciclo di affreschi di Giovanni da Modena e la settima conserva il corpo di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone.

Tanti record sono custoditi al suo interno. Poco dopo l’ingresso, nella navata sinistra si può ammirare la meridiana più lunga del mondo, realizzata lì nel XVII secolo da Gian Domenico Cassini. Inoltre, nel presbiterio è conservato l’organo monumentale a registri indipendenti più antico al mondo. Lo strumento di Lorenzo di Giacomo da Prato fu costruito tra il 1471 e il 1475, è ancora funzionante e con i suoi dieci registri indipendenti (quasi il doppio del numero consueto) può essere considerato “unico” nel suo genere.

Il portico e il Santuario della Beata Vergine di San Luca

 

Bologna è la città dei portici, tanto che nel 2021 questo particolare elemento architettonico è stato nominato Patrimonio mondiale Unesco. E proprio pochi km dopo l’inizio della Via dei Brentatori ci si imbatterà in un portico da record, quello che conduce al Santuario della Beata Vergine di San Luca. Quest’ultimo con i suoi 3796 metri è infatti il più lungo portico del mondo.

Poco dopo essere usciti dal centro della città il cammino porterà alla storica Porta Saragozza, da lì prende il via il portico di San Luca, prima nel suo tratto di pianura e poi nel tratto di collina. Il portico, costruito a partire dal XVII secolo, conduce appunto fino al Santuario, situato sul cosiddetto Colle della Guardia, passando dal tratto di pianura alla collina. Proseguendo dopo Porta Saragozza si attraverseranno i primi 300 archi del portico, fino all’Arco del Meloncello, costruito nel 1732, da cui parte il tratto di portico che va, in salita, verso il Santuario di San Luca. Questa parte fu terminata a inizio Settecento e ospita quindici cappelle dedicate ai Misteri del Rosario.

Completato anche questo tratto in salita si arriverà finalmente al Santuario di San Luca, costruito nelle sue caratteristiche attuali nel XVIII secolo. Entrando, si rimarrà colpiti dalla sua imponenza e dall’icona della Madonna di San Luca, arrivata in città nel XIII secolo e da allora sempre conservata in questo luogo. Chi vorrà ammirare il panorama sulla città di Bologna e sui colli circostanti può anche salire sulla terrazza panoramica, realizzata alla base della cupola del Santuario e raggiungibile attraverso una breve scala a chiocciola.

L’antica sede della Compagnia dell’Arte dei Brentatori

 

“I trasportatori del vino con la loro brenta ebbero qui la loro prima sede. I brentatori erano gli unici autorizzati a svolgere questa attività di trasporto e, all’occasione, avevano anche il compito di spegnere gli incendi. La compagnia è stata attiva dalla prima metà del XIII secolo fino alla fine del XIX secolo”. Così recita la targa affissa nell’odierna via de’ Pignattari, di fianco alla Basilica di San Petronio, dove la Compagnia dell’Arte dei Brentatori ebbe la sua prima sede. All’epoca, siamo appunto nel XIII secolo, via de’ Pignattari si chiamava via S. Ambrogio, ma a testimonianza di questa prestigiosa e storica sede il nome della strada fu in seguito cambiato, prima in via della Brenta e poi in via del Dazio del Vino. Solo successivamente la strada assunse il nome che ha attualmente.

La Compagnia dei Brentatori venne poi soppressa, come tutte le corporazioni, nel 1800 da Napoleone. Venne ricostituita nel 1970 a Bazzano, dove attualmente ha la sua sede. La Compagnia dell’Arte dei Brentatori, riallacciandosi idealmente alla sua antica funzione, ancora oggi si propone di esaltare il vino, senza distinzione di origine o di marca, per la sua tradizione e l’influenza che ha avuto nello svolgimento della civiltà artistica e letteraria.